Il mio ultimo post qui sul blog risale a poco più di un anno fa, quando di lì a pochi giorni avrei scoperto che il mio cane era gravemente ammalato e avrei vissuto uno dei periodi più tristi della mia vita; da allora ho avuto ben poca voglia di aggiornare i miei canali proprietari ed ho curato pochissimo i miei social eppure, in questo rallentamento di più di dodici mesi, ho continuato a lavorare come illustratrice, ad insegnare, a tenere workshop ed incontri. Ma allora è possibile lavorare da libero professionista senza curare particolarmente i propri canali online? Nì, e comprendiamo insieme perché. Quando parlo con alcuni dei miei studenti, sempre più spesso mi rendo conto che esiste una convinzione diffusa che la bravura di un professionista sia direttamente proporzionale alla quantità di affezionati che lo segue sul social del momento. È un mito davvero difficile da sfatare. Con questo non intendo certo insinuare che un disegnatore molto seguito in realtà non sia bravo ma piuttosto spostare l’attenzione sulle motivazioni che spingono un disegnatore ad investire le sue risorse su un qualsiasi social piuttosto che su un altro tipo di promozione. In altre parole la creazione di una comunità numerosa che segua i nostri canali è un investimento di tempo ed energie che, a mio parere, è il caso di attuare se riteniamo di poter intercettare sui social una grande fetta di potenziale clientela. È quindi il caso di chiederci: che tipo di illustratori vogliamo diventare? Praticamente, cosa vogliamo fare? Proprio così, perché una giornata dura solo 24 ore e, se escludiamo le auspicabili 8 ore di riposo ed il tempo dedicato a lettura, cinema, famiglia, amici umani o pelosi, cibo, attività fisica (io, questa, proprio no!) e relax, ci restano circa 8 ore al giorno da dedicare alla costruzione della nostra professione: un tempo preziosissimo per piantare semini che domani dovranno diventare un bel giardino. Perciò è il caso di avere le idee ben chiare su ciò che si vorrebbe fare: se siamo disegnatori “ribelli”, desideriamo autogestirci in shop personali ed autoproduzioni, cominciare investendo anche sui social è una buona idea. Lì troveremo una comunità pronta ad acquistare i nostri prodotti e a sostenerci, a patto ovviamente di non improvvisarci e creare contenuti davvero di qualità (e che portino poi il cliente ai nostri canali proprietari). Se invece la nostra aspirazione è collaborare con aziende e case editrici, forse è il caso di non farci distogliere -almeno agli inizi- dalla creazione di un buon portfolio e dalla ricerca di clientela adatta a cui proporsi; la vita online crescerà con la professione. Per quanto mi riguarda non credo alla leggenda dell’AD che, navigando su Facebook o Instagram, scopre il mio lavoro: a quasi 36 anni suonati credo di essermi lasciata alle spalle quella spavalderia degli inizi che mi faceva pensare di essere più meritevole di qualcun altro di essere notata. Penso piuttosto di essere una professionista che cerca di fare il suo lavoro con rispetto, passione e consapevolezza. Per questo motivo i social per me sono una specie di hobby, una maniera per non rimanere isolata e di scambiare quattro chiacchiere con amici, colleghi ed editori con cui mi sono trovata così bene da rimanerci in contatto anche al di fuori del lavoro. Allora, penserete, è il sito ad essere il mio principale strumento di marketing? Neanche questo, il sito mi occorre piuttosto per mostrare al potenziale cliente il mio lavoro e per far sapere al mondo che esisto e sono sul mercato. Per quella che è la mia esperienza e per quelle che sono le mie aspirazioni, il più efficace strumento di autopromozione è farmi avanti con le realtà che mi interessano: nulla paga più di un colloquio ben gestito in una fiera di settore o della mail giusta inviata al momento giusto alla persona giusta. Quando si agisce con un minimo di organizzazione, si possono ottenere ottime risposte che si abbiano 10, 100 o 100.000 followers. Perciò, prima di lasciarci andare al senso di colpa per non aver caricato nuove foto su Instagram da settimane, chiediamoci che tipo di illustratori vogliamo diventare. Voi, per esempio, a che tipo di clientela siete interessati e come pensate di poterla intercettare? CATEGORIE: VITA DA ILLUSTRATORE
0 Comments
Leave a Reply. |