Per leggere la prima parte dell'articolo sulle tecniche artistiche, clicca qui. LE TECNICHE CROMATICHE Differenze e intrecci tra disegno e pittura Dire che disegno e pittura si differenziano tra loro perché portatori di caratteristiche ben precise è molto riduttivo: nel corso dei nostri studi noteremo come le due pratiche siano strettamente connesse in un rapporto molto stretto. Spesso infatti è successo che in pittura si siano utilizzati elementi propri del disegno, come il punto e la linea. Possiamo però semplificare momentaneamente asserendo che il disegno è una forma di rappresentazione che si serve essenzialmente di linee e punti, mentre la pittura si concentra sulla campitura di superfici. La pittura è inoltre fortemente legata al disegno, poiché di regola presuppone uno studio grafico di ciò che sarà realizzato nel dipinto; in pratica, sotto una buona pittura, c'è senza dubbio un buon disegno. L’acquerello L’acquerello è una tecnica di colorazione non coprente, che lascia cioè intravedere sotto le campiture il bianco della carta. Si tratta di pigmento vegetale e gomma arabica diluiti con acqua (la gomma arabica occorre a non far trasformare il colore in polvere una volta asciugato sulla carta) che è venduto in commercio sotto forma di tubetto o pasticca (detta godet). Una buona carta per acquerello, solitamente poco assorbente, dovrebbe essere costituita al 100% da cotone e non sbiancata chimicamente, per evitare l’ingiallimento del lavoro con il trascorrere degli anni. I pennelli, a punta tonda o piatta, devono possedere un buon serbatoio (ovvero setole che trattengano molto colore) di pelo di martora, bue o puzzola; oggi esistono in commercio anche molti ottimi pennelli totalmente sintetici. L’acquerello viene utilizzato già anticamente, ad esempio in alcuni papiri egiziani, in Cina e in Giappone. A partire dal XV secolo, soprattutto per merito di Albrecht Dürer (1471-1528) e dei suoi meravigliosi studi ad acquerello, la tecnica comincia a diffondersi fino a diventare molto utilizzata nel Seicento, nel Settecento e nell’Ottocento; ne fanno largo uso pittori come John Constable (1776-1837) e William Turner (1775-1851), ma anche molti impressionisti e pittori moderni. La tempera A differenza dell’acquerello, la tempera è un tipo di colorazione coprente, che non lascia cioè intravedere sotto la campitura il materiale d’applicazione (che può essere carta, legno, parete, tela). Il colore a tempera è costituito da pigmenti che vengono mescolati con varie sostanze come colle vegetali, animali o sintetiche, latte o uovo. Si trova in commercio in tubetti e in vasetti. Il colore a tempera ha una storia molto antica, cominciata probabilmente con le pitture rupestri (realizzate con terre colorate poi combinate con sostanze vegetali o animali). Successivamente, Greci, Romani e Bizantini utilizzano colori che possono essere considerati una tipologia di tempera. Durante il Medioevo la tempera è largamente utilizzata, sino all’invenzione, nel XV secolo, della pittura ad olio, che ne causa un momentaneo abbandono. Assistiamo ad un ritorno della tecnica a tempera a partire dal XIX secolo con artisti come Diego Rivera (1886-1957) che la prediligono per la sua caratteristica rapida asciugatura. Il colore ad olio Il colore ad olio, probabilmente già conosciuto da Greci e Romani, trova la sua fortuna grazie al pittore fiammingo Jan Van Eyck (1390-1441) e, da allora, non ha mai smesso di essere la tecnica preferita di molti artisti. Nel colore ad olio il pigmento è mescolato con olio di lino o di noce o di papavero e diluito con essenza di trementina. In passato venivano preparati nelle botteghe dei pittori partendo da pigmenti naturali in polvere, a partire dal XIX secolo invece sono in commercio in comodi tubetti. Oltre che su tela, l’olio può essere utilizzato su molti altri supporti come carta, cartone o tavola in legno, previa preparazione della superficie con una mistura di colla o gesso. La pittura murale La pittura murale nasce per necessità di semplificare i processi di pittura a parete tipici dell’affresco. L’affresco infatti, così chiamato per l’esigenza di applicare i pigmenti diluiti con acqua su intonaco murale fresco, prevede il fissaggio del colore per mezzo di un processo chimico che trasforma la calce dell’intonaco in carbonato di calcio, lasciando poi indurire la superficie trattata insieme al colore. Nella pittura murale, invece, è possibile dipingere direttamente su parete asciutta, preparata con materiale isolante. I colori più utilizzati sono gli acrilici, una tipologia di colore molto simile alla tempera ma diluiti con resine sintetiche, che ne garantiscono durata e resistenza agli agenti atmosferici. Vengono spesso utilizzate anche colorazioni simili a quelle per dipingere normalmente gli edifici o, per superfici non esposte ad agenti atmosferici, anche colori a tempera. L’affresco Poiché molto antica, risulta molto difficile stabilire quando la tecnica dell’affresco comincia ad essere utilizzata; probabilmente già in età etrusca vengono adottate tecniche molto simili. A partire dal Quattrocento la tecnica dell’affresco viene molto perfezionata con l’introduzione della tecnica dello spolvero: il disegno viene riportato su carta e perforato lungo i suoi contorni, per poi essere riportato su parete con del carbone strofinato sui fori stessi. La fortuna dell’affresco comincia con artisti come Giotto (1267-1337), Masaccio (1401-1428), Ghirlandaio (1449-1494) e continua con molti altri pittori rinascimentali. Viene pian piano abbandonato a favore della pittura ad olio. Il mosaico Il mosaico è una tecnica molto antica, utilizzata per decorare pavimenti e pareti già presso Babilonesi, Egizi, Greci e Romani. Consiste nell’affiancamento di minuscoli tasselli, detti tessere, di materiali come la pasta vitrea, la ceramica, il marmo o le pietre naturali, fissati al supporto con l’utilizzo di malta di cemento o altre tipologie di collanti. La tecnica del mosaico vive un momento di grande successo con l’arte cristiana e soprattutto bizantina, per poi essere via via lasciata in secondo piano a favore di nuove tecniche di lavoro. Ritrova un nuovo splendore con le magnifiche opere di Gustav Klimt (1862-1918). Il collage Il collage (dal francese “incollare”) è una tecnica molto recente che consiste nella realizzazione di un’opera mediante l’applicazione sul supporto di vari materiali (carte, pezzi di tela, legno, fotografie, ritagli di giornale, ecc). Introdotto dai più famosi pittori cubisti come Pablo Picasso (1881-1973) e Georges Braque (1882-1963) è stato poi utilizzato successivamente da artisti come Max Ernst (1891-1976), Henri Matisse (1869-1954) e Alberto Burri (1915-1995). Tra le tecniche che abbiamo visto in questo post, la mia preferita è senza ombra di dubbio l'acquerello: il suo saper essere delicato o energico a seconda della mano che lo utilizza, il suo lasciar intravedere il disegno o le pennellate sotto ogni campitura, sono aspetti che lasciano trasparire una visione molto sincera dell'opera e di chi l'ha realizzata. Al contrario, la tecnica che non sono mai riuscita a gestire (e, proprio per questo, su di me ha una certa attrattiva) è il collage. E voi, quale tecnica di colorazione preferite utilizzare? E quale, invece, vi è proprio estranea ma vi piacerebbe approfondire? Breve bibliografia di riferimento: - Arte italiana - dalle origini a oggi, Giunti; - Imago - nel mondo delle immagini, Fulvio Caputo, Mursia; - Arti visive - il Novecento, Gillo Dorfles e Angela Vettese, Atlas. I prossimi post: - Le tecniche scultoree; - Le tecniche di stampa; - Le tecniche architettoniche CATEGORIE: STORIA DELL'ARTE
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