Nel momento in cui scrivo, una fresca serata di fine ottobre, televisione, giornali e internet anticipano imminenti nuove misure restrittive necessarie per il contenimento di quell’accidentaccio di Covid-19. L’ombra della chiusura degli istituti scolastici, decisione che in alcun modo posso condividere, mi spinge a cercare di dare un contributo al mondo dell’istruzione in linea con le mie possibilità. Da qui alla prossima estate analizzeremo le principali tecniche artistiche e ammireremo come esse siano state utilizzate per realizzare opere ormai parte del nostro patrimonio artistico. La serie di articoli che qui leggerete sull’argomento sono stati pensati originariamente come Unità Didattica introduttiva per Scuola Secondaria di I Grado, ma la vista di alcune meraviglie di carta, colore, grafite, marmo o pietra, ci scommetto, faranno venir voglia di programmare un’estate 2021 in viaggio per musei anche ai più grandi (io già non vedo l’ora!). In questa prima parte della nostra carrellata sulle tecniche artistiche parleremo delle più comuni tecniche grafiche. LE TECNICHE GRAFICHE Il disegno Il disegno, ovvero la rappresentazione di un soggetto per mezzo di elementi grafici come il punto o la linea (appunto, di segni) è un’arte molto antica: già l’uomo preistorico ne faceva uso, come testimoniano i numerosi ritrovamenti in caverne e siti archeologici. Attraverso il disegno è possibile raffigurare sia la realtà che vediamo che ciò che fa parte della nostra immaginazione. Un disegno può essere un esercizio di copia, per comprendere meglio come un oggetto, un luogo o una persona è fatto, oppure essere un racconto, cioè comunicare in una sola immagine una storia, una sensazione o un’emozione. Per comodità, suddividiamo il disegno in due categorie: - il disegno preparatorio, ovvero il progetto dell'opera; si realizza quando ci si trova a dover progettare qualcosa di importante come un dipinto, una scultura, un affresco o un’opera architettonica; - il disegno finito, che è invece dotato di un valore espressivo autonomo. Esistono anche differenti metodologie di disegno, che variano a seconda del periodo storico di riferimento e del settore in cui si opera: - in architettura, ad esempio, parliamo di una rappresentazione geometrica in scala di riduzione (pianta, sezione, ecc.); - in storia dell’arte ricordiamo il disegno di contorno, molto utilizzato soprattutto fino al XIV secolo, che si serve solo di linee, e il disegno con chiaroscuro, celebre a partire dal Rinascimento in poi, in cui si evidenziano i volumi del soggetto per dare l’idea di spazio e profondità. Nel corso dei secoli gli artisti hanno utilizzato innumerevoli mezzi di disegno, a seconda delle proprie esigenze e delle conoscenze tecnologiche del loro tempo: a partire da penna d’oca e grafite, per arrivare poi a carboncino, matita, sanguigna, pastello, penna stilografica o biro. Questi materiali possono anche essere combinati tra loro, ovvero utilizzati all’interno dello stesso disegno: in questo caso parliamo di tecnica mista. La grafite La grafite è un minerale di carbonio che, una volta polverizzato, viene mescolato con argilla per costituire quella che chiamiamo mina. A seconda della temperatura in fase di cottura è possibile ottenere mine di differente durezza. Le matite si distinguono infatti in dure (H, che in inglese significa hardness) e morbide (B, che vuol dire blackness) ed è possibile trovarne varie gradazioni di ciascun tipo. La matita è uno strumento estremamente versatile, che produce effetti differenti a seconda della mano di chi la utilizza, dell’inclinazione della mina, della carta utilizzata, della gradazione della punta, della maniera in cui la si è temperata. Qualunque tipo di carta può essere utilizzato per il disegno: alcuni artisti, in ritrovo nei café francesi nel XIX secolo, disegnavano anche sulle tovagliette, rendendole opere d’arte. Nelle cartolerie troviamo moltissimi tipi di carta, da scegliere a seconda dell’uso necessario. La carta può essere liscia o ruvida, bianca o colorata. In genere la carta liscia (o satinata) è adatta all’uso di una mina dura e dà al tratto un segno molto nitido. La carta ruvida (o a grana fine, media o grossa), invece, è solitamente utilizzata per il disegno artistico con una mina morbida. Il carboncino e la sanguigna Sia carboncino che sanguigna sono materiali molto morbidi e utilizzati sin dall’antichità. Il carboncino, ottenuto da legni molto teneri, lascia su carta un segno particolarmente scuro e va necessariamente fissato con dello spray a base di resina mista ad alcol, pena la veloce perdita del lavoro. Per diverso tempo il carboncino è stato utilizzato con poche pretese, per schizzi veloci o per abbozzare un disegno prima di procedere alla pittura. A partire dal 1400, il carboncino comincia ad essere utilizzato in maniera più ambiziosa, utilizzo che cresce sempre maggiormente quando si presenta la possibilità di fissare il disegno. La sanguigna invece è ricavata da un particolare tipo di argilla che le conferisce il caratteristico colore rossiccio; presenta caratteristiche molto simili a quelle del carboncino e anch’essa necessita di fissaggio. La sanguigna comincia a diffondersi tra i pittori fiorentini del XV secolo, sia come tecnica di disegno dal valore autonomo che come base per la pittura ad olio. La penna e il pennarello La penna è uno strumento molto antico: ancora prima di essere ricavata da una piuma d’oca, era ottenuta dalla canna o dal giunco. Oggi utilizziamo le penne stilografiche, penne usa e getta come i graphos e le penne a sfera. Gli inchiostri possono essere neri o colorati; durante il Rinascimento, ad esempio, si utilizza molto un tipo di inchiostro ricavato da fuliggine di legno, detto bistro. Nel XVIII secolo il bistro viene sostituito dal bruno di seppia, ricavato dall’omonimo mollusco. Oggi, con i pigmenti chimici, possiamo ottenere inchiostri di qualsiasi colore. Il pennarello è uno strumento molto recente, messo in commercio circa 70 anni fa, dopo la seconda Guerra Mondiale. È composto da un serbatoio in plastica, al cui interno è conservato l’inchiostro nero o colorato, e la sua punta è formata da un materiale poroso come il nylon o il feltro. Così come la penna, il pennarello può essere utilizzato per tracciare linee e punti; in alternativa, il pennarello può essere utilizzato per riempire intere campiture, diventando così non più solo un mezzo per il disegno, ma anche una tecnica di colorazione. Il pastello Esistono differenti tipologie di pastello, classificate in base alla loro composizione: - la matita colorata, che è il tipo di pastello più diffuso, possiede una mina costituita da un impasto di pigmento in polvere, acqua e gomma arabica inserito all’interno di un cilindretto in legno; - il pastello a cera ed il pastello ad olio, costituiti per l’appunto di cera i primi e di oli misti i secondi, sono molto morbidi e perciò molto adatti al disegno artistico. Si presentano spesso come barrette molto spesse, non racchiuse in alcun cilindretto; - il gessetto è invece una barretta molto polverosa, per il cui fissaggio è necessario disporre di un buon fissativo. Sino al XVIII secolo il pastello è stato considerato una tecnica minore, di aiuto agli artisti nella progettazione di dipinti, sculture o opere architettoniche; é l’artista veneziana Rosalba Carriera (1675-1757) che dà un nuovo slancio a questa tecnica utilizzandola nei suoi delicati ritratti. Ho dimenticato qualcosa? Fatemi sapere nei commenti cosa aggiungereste e quali sono le vostre opere preferite! Breve bibliografia di riferimento: - Arte italiana - dalle origini a oggi, Giunti; - Imago - nel mondo delle immagini, Fulvio Caputo, Mursia; - Corso completo di disegno e pittura - il disegno artistico, Ulisse Edizioni. I prossimi post: - Le tecniche cromatiche; - Le tecniche scultoree; - Le tecniche di stampa; - Le tecniche architettoniche. CATEGORIE: STORIA DELL'ARTE
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