Uno dei consigli che mi sta più a cuore dare durante i miei corsi di illustrazione è di volgere sempre lo sguardo ad altre discipline, come ad esempio la storia dell’arte: l’illustrazione è un’arte applicata che deriva da essa e, per quanto sia fondamentale per un illustratore conoscere il panorama editoriale, è importante che l’ispirazione di cui ci nutriamo non provenga da un’unica fonte. Uno dei miei più grandi rimpianti è non aver preso con maggiore serietà lo studio della storia dell'arte da adolescente: a sedici/diciotto anni si è occupati in faccende che sembrano talmente importanti da lasciar cadere lo studio in secondo piano. Ho sentito moltissimo questo mio rimpianto durante i dieci giorni trascorsi a Firenze (vi parlavo di questo viaggio già qui), giorni in cui la bellezza dell’arte mi ha circondata in tutta la sua potenza. Sono rimasta estasiata da opere che non conoscevo ma, ancora di più, sono stata totalmente sorpresa da quelle opere talmente famose che per anni ho dato quasi per scontate. Una di queste è la meravigliosa Primavera di Botticelli: con questo favoloso quadro dò inizio ad una nuova rubrica dedicata alla storia dell’arte in cui cercherò, di quando in quando, di ripetere qualcosa che ho studiato e che non voglio dimenticare, condividendola con voi in poche righe. Realizzato tra il 1478 e il 1482 circa, il meraviglioso dipinto è circondato da un alone di mistero poiché, ancora oggi, sembra sfuggire il significato complessivo dell’immagine. Seguendo un'analisi strettamente mitologica, legata cioè ai soggetti rappresentati, l’opera va letta da destra a sinistra. Il personaggio alato che scende in planata è Zefiro, personificazione del vento primaverile proveniente da ponente che insegue la Ninfa della Terra, Clori; dalla sua bocca fuoriescono fiori, a profetizzare la sua futura trasformazione, a seguito della loro unione, in Flora, personificazione della primavera e figura alla loro destra. Al centro della composizione troviamo Venere, Dea della Bellezza, la cui figura appare incorniciata dalla pianta a lei sacra, il mirto. Sopra di lei, Cupido sta per scagliare una freccia verso una delle Tre Grazie, le ancelle di Venere che danzano in un meraviglioso intreccio di mani, e il cui sguardo ci porta all’ultimo personaggio del dipinto, Mercurio, che allontana le nubi in un augurio di pace e prosperità. L’allegoria della Primavera allude probabilmente alle nozze tra Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, cugino di secondo grado di Lorenzo il Magnifico e amico di Botticelli stesso, e Semiramide Appiani, che secondo alcune teorie sarebbe stata ritratta nella figura centrale delle Tre Grazie in rappresentazione dell’amore spirituale contrapposto alle figure di Clori e Zefiro, che incarnano invece la passione e l’istintualità. Ciò che cattura di quest’enorme dipinto è la grazia delle forme e la cura del dettaglio nella resa della vegetazione, lezione imparata certamente dalle opere di Leonardo Da Vinci. Il verde scuro che vediamo oggi è probabilmente stato nei primi anni un verde molto più brillante, che si è ossidato con il trascorrere dei secoli. E voi avete mai visitato la Galleria degli Uffizi? Quale opera vi ha più stupito? Per saperne di più vi rimando alla pagina Wikipedia dedicata all’opera (dove troverete anche un’immagine abbastanza grande da farne uno sfondo per il vostro computer!). Io ho tratto alcune informazioni da qui ed altre da uno dei miei libri: Arte Italiana - dalle origini a oggi, Giunti Editore. La fotografia utilizzata in apertura del post è di Davide Vacca. CATEGORIE: STORIA DELL'ARTE, SKETCHBOOK
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